22 Set 2022

Primavera iraniana

Le proteste

Da giorni in Iran è montata la rabbia dopo la morte di Mahsa Amini, deceduta in seguito all’arresto della polizia morale perché non indossava correttamente il velo. Teheran spegne internet e i social per sgonfiare la protesta. 

La protesta in Iran per la morte di una studentessa 22enne, Mahsa Amini, mentre era sotto custodia della polizia morale di Teheran, scuote la Repubblica islamica. Secondo le ricostruzioni la ragazza sarebbe stata arrestata lo scorso 13 settembre perché non indossava correttamente il velo. Portata in una caserma della Gasht-e Ershad, cioè la polizia ‘per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio’, ne è uscita incosciente ed è morta dopo tre giorni di coma in ospedale. Gli agenti negano di averla picchiata e torturata, e il capo della polizia ha parlato di “sfortunato incidente” causato da “problemi fisici preesistenti”. Ma la loro versione non convince e ormai da cinque giorni le manifestazioni si diffondono a macchia d’olio nel paese: epicentro è il Kurdistan iraniano, la provincia natale di Amini, ma negli ultimi giorni raduni con slogan contro la Repubblica islamica e la Guida Suprema, Ali Khamenei, si sono estesi anche alle università di Teheran, Tabriz e Yazd e in città come Isfahan. Le autorità hanno reagito con il pugno di ferro e finora, secondo la tv di stato, almeno 17 persone sarebbero morte in scontri con le forze dell’ordine.

 

 

La protesta corre sul web?

La protesta ha varcato i confini della Repubblica islamica grazie ai numerosi video circolati in rete in cui, durante i raduni di piazza, molte donne bruciano il loro hijab o se lo levano dal capo. Alle manifestazioni si è unito anche un noto calciatore di Teheran, Zobeir Niknafs, che ha pubblicato sui social un video in cui per solidarietà si rasa i capelli, come stanno facendo da giorni numerose donne, in segno di lutto. L’hashtag #MahsaAmini continua ad essere uno dei più visualizzati sui social network come Twitter e Instagram. E In questo contesto si è inserito l’ad di SpaceX, Elon Musk, che ha annunciato l’intenzione di chiedere agli Stati Uniti una speciale esenzione dalle sanzioni contro l’Iran per offrire, tramite il programma satellitare Starlink, servizi di connessione internet al paese. Qui, come già accaduto in passato in altri paesi della regione, la rete è diventato il canale privilegiato su cui circolano notizie e si organizzano le proteste. “Quello che vedo mi ricordato il momento in cui le persone hanno iniziato a demolire il muro di Berlino”, dice alla Bbc la giornalista e attivista Masih Alinejad. “Ma quello che mi riempie di speranza è che per la prima volta queste ragazze non sono sole. Ci sono tanti uomini accanto a loro”.

 

Oppressione continua?

Intervenendo ieri all’Assemblea Generale dell’Onu a New York, il presidente iraniano Ibrahim Raisi non ha menzionato le manifestazioni né fatto il nome di Mahsa Amini, ma ha criticato i paesi occidentali per i loro “doppi standard” sulle donne e le loro reazioni a “un incidente sotto inchiesta in Iran”. Raisi si riferiva alle indagini in corso sulla morte di Amini sulla quale, però, sono in pochi ad avere fiducia e i manifestanti si spingono fino a chiedere l’abolizione della polizia morale. Una decisione che difficilmente incontrerà il consenso del presidente. Intransigente esponente dei conservatori, fin dalla sua ascesa al potere Raisi ha ulteriormente ristretto il margine di dissenso nel paese, imponendo regole ancor più severe sull’abbigliamento femminile che includono l’introduzione di telecamere di sorveglianza e multare chiunque violi le regole sul velo. Mercoledì, anche la Guida Suprema Ali Khamenei ha tenuto un discorso televisivo in cui non ha menzionato le proteste ma ha avvertito come i giovani non dovrebbero “cadere nell’inganno delle potenze occidentali”.

 

La strada fa paura?

Non è la prima volta che il regime iraniano si trova a confrontarsi con la rabbia e la frustrazione dei cittadini iraniani. Nel 2009 le proteste innescate dall’uccisione di Neda Agha Soltan, studentessa 26enne, colpita al petto da un proiettile mentre manifestava dopo una contestata tornata elettorale, arrivarono a scuotere la Repubblica islamica fino alle fondamenta. Dieci anni dopo, nel 2019, gli iraniani sono tornati in piazza per protestare contro il carovita, in proteste che si sono rapidamente trasformate in contestazioni politiche represse con la forza. Da allora le autorità hanno investito su alcuni tra i più pervasivi sistemi di controllo e sicurezza digitale della regione, costringendo al silenzio ogni forma di dissidenza. Almeno fino ad oggi, quando la morte di Mahsa Amini ha risvegliato un’insoddisfazione che covava sotto la cenere. Resta da vedere se questo malcontento urlato nelle piazze arriverà a minacciare il cuore dei palazzi di Teheran o finirà per piegarsi. Quel che è certo è che i leader iraniani temono una strada che non riescono più a più contenere. E che la morte violenta di un’altra giovane donna è una scintilla dalle conseguenze imprevedibili.

 

Il commento

Di Sara Bazoobandi, ISPI Associate Research Fellow e GIGA Hamburg

“L’uccisione di Mahsa Amini ha scatenato una nuova serie di disordini in varie città dell’Iran. Il deterioramento economico, l’ingerenza del regime nella vita privata degli uomini e delle donne iraniani, la corruzione e il nepotismo diffusi e la repressione del dissenso politico hanno annichilito ogni speranza di riformare l’attuale sistema; quindi, i manifestanti chiedono un cambio di regime. Diverse organizzazioni governative, tra cui la Banca centrale e il Ministero della cultura islamica, sono state oggetto di attacchi informatici.
Il governo ha bloccato l’accesso a internet e scatenato una dura repressione e finora sono stati segnalati diversi morti e feriti. I cittadini iraniani chiedono alla comunità internazionale di mostrare il loro sostegno. È difficile prevedere se questo ciclo di disordini porterà a un cambiamento significativo. Tuttavia, per il momento, la violenza del regime e i disordini popolari continueranno”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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