4 Ott 2022

Germania, gas: trappola energetica?

Il mondo in tasca

Berlino è stufa

Vendite record (e sold out) di stufe elettriche. Preoccupati per una possibile crisi energetica invernale, i tedeschi fanno incetta di stufette, registrando un aumento delle vendite del 76% rispetto al 2021. Una soluzione fai-da-te che potrebbe però risultare insostenibile, se allontana il rischio di non avere gas, aumenta quelli di blackout. 

Così giovedì scorso Berlino ha annunciato un colossale scudo anti-rincari da 200 miliardi di euro. Una soluzione Made in Germany che ha causato l’ira di molti colleghi europei. L’accusa? Usare l’ampio spazio fiscale del bilancio tedesco per salvare la propria economia, a discapito degli altri. 

Morte all’Ue?

Il timore dei governi europei è che i sussidi tedeschi permettano alle aziende di restare aperte più a lungo, rubando quote di mercato ai competitor di altri Paesi costretti a chiudere. Da Berlino si fa notare che parte di questi fondi è già stata spesa (come i 17 miliardi per il salvataggio di Uniper), o stanziati nelle misure annunciate da inizio crisi e che già impegnavano il 2,8% del Pil tedesco. 

Ma il mega-pacchetto porterebbe la Germania al primo posto della classifica dei paesi europei che più stanno spendendo contro il caro energia (5% del Pil, contro il 3,3% dell’Italia e il 2,9% della Francia). Strategia peraltro non necessariamente vincente, visto che incentiva una riduzione dei prezzi e non dei consumi. L’unica vera via d’uscita dalla crisi energetica. 

Coperta corta

Una crisi profonda, dunque, in cui l’Europa è precipitata malgrado i ripetuti avvertimenti a ridurre la dipendenza dal gas russo. Anche dopo l'invasione della Crimea nel 2014, infatti, Berlino ha continuato a sostenere la costruzione di Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto che fino a quest’anno pompava gas russo direttamente in Germania. 

Non solo: per sopperire alla mancanza di gas russo la Germania è riuscita ad assicurarsi ben 5 navi rigassificatrici (delle circa 70 esistenti al mondo). Due di queste potrebbero essere inaugurate già a fine ottobre, alimentate dalle forniture di GNL dal Qatar. Forniture che Berlino ha preferito contrattare autonomamente, al di fuori dalla strategia di diversificazione Ue. 

Insomma, se solo dieci anni fa era la Germania a guidare la spinta a un’Europa unita nella crisi, oggi sembra preferire fare da sola. Sintomo forse di un Paese che si è fatto trovare impreparato? 

 

 

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